Realizzata in Usa
la retina in provetta


di Manuela Campanelli

Manuela-CampanelliDa federazione di associazioni regionali qual era, Retina Italia Onlus è diventata un’Associazione nazionale per la lotta alle distrofie retiniche ereditarie e non solo. I cittadini hanno finalmente un solo punto di riferimento (02-6691744, www.retinaitalia.org, e-mail: info@retinaitalia.org) per avere informazioni e aggiornamenti sugli ultimi avanzamenti della ricerca. Questa trasformazione, che rafforza il senso di appartenenza a un gruppo i cui membri condividono gli stessi problemi e si adoperano con risposte univoche alla loro risoluzione, dà molteplici benefici.

«Una dimensione nazionale permette di avere più voce in capitolo con le Istituzioni e le altre associazioni e più credibilità all’estero, oltre a rendere più compatte le risorse economiche: il 5×1000 confluirà infatti nella stessa cassa», dice la dottoressa Assia Andrao, presidente di Retina Italia Onlus.
La nuova veste nazionale di Retina Italia Onlus è stata voluta anche per rappresentare pazienti con retinopatie che abitano in zone dove le associazioni non sono riuscite a sorgere e per dare più stimoli alla ricerca.

Le conquiste della scienza
Sulla strada che punta a riprodurre in laboratorio un organo complesso come l’occhio, i ricercatori dell’università americana Johns Hopkins hanno da poco realizzato il primo frammento di retina in provetta capace di reagire alla luce partendo da cellule staminali indotte, cioè da cellule adulte fatte tornare indietro nello sviluppo.
L’anno scorso, scienziati italiani dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, in collaborazione con il Centro per le Nanotecnologie e Tecnologie di Milano, hanno invece costruito la prima retina artificiale biocompatibile, composta da un polimero semiconduttore. Probabilmente, occorreranno più di cinque anni perché questi prodotti sperimentali possano essere applicati nell’uomo, il tempo per eseguire tutte le sperimentazioni che assicurino un loro uso efficace e sicuro.

Il collirio della Montalcini
Un’applicazione pratica più prossima, anche se ancora appartenente al futuro, potrà averla un farmaco a uso topico a base di Nerve Growth Factor ricombinante umano, un principio attivo del tutto simile al fattore di crescita che valse il Premio Nobel a Rita Levi Montalcini, in grado di stimolare la crescita e la sopravvivenza delle cellule nervose.
«Si tratta della prima terapia approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) e dall’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) per la retinite pigmentosa, una malattia genetica che colpisce i fotorecettori della retina di una persona su 4 mila durante l’adolescenza e che può portare a una grave ipovisione o cecità nell’età adulta», spiega la professoressa Francesca Simonelli, direttore della Clinica Oculistica della Seconda Università di Napoli, a capo del primo studio al mondo eseguito con il principio attivo in cinque Centri d’eccellenza italiani su 50 persone con questa malattia genetica.

I consigli per evitare danni alla retina
Oltre alla genetica, anche l’avanzare degli anni e il diabete possono compromettere la retina: la degenerazione maculare senile e la retinopatia diabetica colpiscono circa un milione e mezzo di italiani. Segno che l’integrità di questa sottile membrana che consente la vista è legata non solo ai geni e alla protezione dalla luce solare, ma anche alla cura della propria persona. Se gli occhiali da sole con lenti specifiche contro i raggi UVA e UVB e una visita oculistica annuale dopo i 50 anni per controllare il fondo dell’occhio sono indispensabili, occorre tuttavia garantirsi anche una salute generale. Come? Monitorando principalmente glicemia, pressione arteriosa e colesterolo, cioè quei fattori di rischio cardiovascolare che possono mettere a repentaglio anche i sottili vasi sanguigni che irrorano la retina.

Pubblicato da: Redazione AZS

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