Rotavirus: la Sicilia
dopo le grandi nazioni


Di certo, è motivo di orgoglio leggere che tra Paesi come il Belgio, la Germania, l’Austria, il Regno Unito, in tema di vaccinazione contro il rotavirus, c’è la Sicilia. Non la Nazione Italia, ma l’Isola. Francia e Norvegia si stanno muovendo adesso e nel resto d’Italia, si hanno solo alcuni riscontri a livello locale in poche regioni.
Con grande lungimiranza, la Regione Siciliana è stata, ed è tuttora, l’unica regione, ad avere offerto in modo attivo e gratuito, la vaccinazione contro il rotavirus a tutti i neonati.

 Perché tanto ritardo nel Paese? Perché ancora esiste la convinzione che questo agente virale apporti una malattia banale: diarrea nei neonati. Invece, a livello internazionale, si osserva che non è così e che l’infezione da rotavirus si può dimostrare non solo grave, ma anche letale.

 L’infezione da rotavirus contagia il 95 per cento dei piccoli prima dei 3-5 anni di età e non solo è la causa più frequente di gastroenterite grave nei neonati e nei bambini piccoli, ma rappresenta il fenomeno più comune di ricovero ospedaliero nell’infanzia. La sua  incidenza massima si ha tra i 6-24 mesi e, si calcola, che il rotavirus sia responsabile del 5 per cento di tutti i decessi sotto i 5 anni e del 40 di tutte le morti infantili dovute a diarrea e vomito. Più il bambino infettato è piccolo, più è alto il rischio di malattia severa e di ricovero. Ogni anno, nel mondo, muoiono a causa di questo agente virale, circa mezzo milione di bambini.

 «Purtroppo nella popolazione e anche in alcuni pediatri, c’è la convinzione che la gastroenterite da rotavirus sia una malattia banale. Invece, è molto debilitante per i bambini piccoli. Con la diarrea, perdono liquidi, sali minerali, con alterazione del quadro elettrolitico, e peso, anche in modo consistente, tanto da avere subito bisogno del ricovero ospedaliero per essere reidratati a mezzo fleboclisi», osserva il dottore Mario Palermo, responsabile del Servizio 1 del dipartimento attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute della Regione Siciliana. E i dati forniti sulla vaccinazione a fine 2013 denotano un calo notevole delle infezione da rotavirus.

 Basti dire, che dopo aver vaccinato solo il 31,11 percento della popolazione infantile, i ricoveri ospedalieri per gastroenterite da rotavirus, nei bambini con meno di 5 anni, si sono più che dimezzati: da poco meno di 1.300 nel 2010 a circa 600 a fine 2013. Una conquista considerevole che ha dato respiro alle strutture ospedaliere pediatriche e meno preoccupazioni ai genitori nella gestione della salute del piccolo. Se si arrivasse, come si spera, ad una copertura vaccinale superiore, intorno al 90 per cento, il rotavirus finirebbe di circolare e infettare i nostri bambini.

Il rotavirus è particolarmente resistente e contagioso, impossibile da evitare, ed è la principale causa di diarrea acuta nei bambini e di ricovero ospedaliero al di sotto dei cinque anni. In particolare, colpisce intorno ai due anni di vita.

«È nel secondo anno di vita che la gastroenterite rappresenta una fetta importante dei ricoveri ospedalieri.  Non è un’infezione di poco conto, come spesso si crede.  Lo sanno bene i pediatri ospedalieri», sottolinea il dottore Mario Cuccia, direttore del Servizio di Epidemiologia dell’Asp di Catania, la struttura che dopo la Asp di Palermo (44.34) e quella di Trapani (44,20) ha vaccinato di più: 34,40 per cento. Seguono: Agrigento (33,10), Siracusa (30,38), Caltanissetta (29,32), Enna (16,16), Ragusa (15,43). Ultima è Messina con il 15,43 per cento.

 Il bambino può essere vaccinato dalla sesta settimana di vita e non oltre la ventiquattresima. Tra la prima e la seconda dose deve trascorrere un mese.

La maggior parte delle infezioni da rotavirus sono nosocomiali, si prendono in ospedale. Il bambino viene visitato al Pronto Soccorso o ricoverato per una causa qualsiasi, e ne può uscire infettato. E così ritorna nella struttura sanitaria.

«A causare l’infezioni – spiega il dottore Cuccia – a differenza di altre infezioni, bastano poche unità del  virus che si presenta molto resistente. Puoi lavare e disinfettare quanto vuoi, ma sempre qualcosa resta». Infatti, l’infezione da rotavirus non è legata, in alcun modo, alla classe sociale o economica della famiglia in cui vive il bambino o alla pulizia dell’ambiente, e non è possibile prevedere chi verrà contagiato, né l’evoluzione dell’infezione. La indisponibilità immediata di un ricovero ospedaliero, come accade in alcuni Paesi in via di sviluppo, può dimostrarsi letale per il piccolo contagiato. La gastroenterite da rotavirus è una malattia impegnativa non solo per il bambino, ma anche per la famiglia e le strutture sanitarie, ed ha costi diretti (visite mediche, ricoveri ospedalieri, medicine) e indiretti (assenza dal lavoro di uno dei genitori, affidamento del piccolo ad altre persone) non indifferenti.

 «Siamo orgogliosi di ciò che ha fatto la Sicilia in tema di vaccinazioni – dice il professore Francesco Vitale, ordinario di Igiene all’università di Palermo – ma va detto, in merito al rotavirus, che ci sono dei pediatri che spingono poco per la somministrazione del vaccino. Forse, nei loro studi, non hanno la visione che hanno gli ospedalieri che, invece, raccomandano la vaccinazione perché vivono l’esperienza della malattia e conoscono il pericolo che può comportare questa infezione per i bambini molto piccoli».

Pubblicato da: Redazione AZS

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