Animali, grandi amici per la salute /3



Dagli animali una cura contro il mal di testa del bambino

Circa il 25-30 per cento dei bambini italiani soffre di cefalee. Per i piccoli pazienti la Pet-therapy si è dimostrata in grado di ridurre l’intensità e la frequenza delle crisi di mal di testa. In uno studio effettuato presso l’ospedale San Carlo di Nancy di Roma su 40 bambini tra i 4 e i 16 anni affetti da emicrania e cefalea tensiva croniche, l’intensità e la frequenza si sono ridotte di oltre il 50 per cento grazie alla compagnia di animali domestici. “Le sedute di Pet-therapy – ha spiegato Davide Moscato, direttore del centro cefalee IDI di Roma, e autore dello studio – sono state eseguite nel parco dell’ospedale con animali domestici dedicati, sotto la guida di due psicoterapeute e un’infermiera. La Pet-therapy agisce migliorando la fiducia dei bambini in loro stessi, placa ansie, paure e tensioni che possono essere cause scatenanti gli attacchi. In questo senso migliora anche le caratteristiche psicologiche dei piccoli pazienti”.

 

Il delfino come antidepressivo

I delfini per combattere la depressione. In una recentissima indagine, appena pubblicata sul British Medical Journal, a firma del gruppo di ricerca della Divisione di Psichiatria clinica (Department of Health Sciences) dell’Università di Leicester (Regno Unito), si è voluto verificare l’efficacia della terapia effettuate con l’ausilio di delfini, nel trattamento di pazienti affetti da depressione da lieve a moderata. I 30 partecipanti allo studio sono stati divisi in due gruppi: il primo ha seguito un programma di solo contatto con l’ambiente naturale, mentre il secondo un programma che comprendeva anche l’interazione con i delfini. Per i soggetti che hanno completato lo studio, la gravità media dei sintomi depressivi, dopo due settimane di trattamento, si è ridotta in modo assai più pronunciato nel gruppo messo a contatto con i delfini rispetto a quello di controllo. Inoltre, i sintomi depressivi sono migliorati già dopo solo due settimane di trattamento, quando di solito con la terapia convenzionale (farmacologia o psicoterapia) i sintomi migliorano in media dopo 4 settimane.

 

Cavalli…di salute

Il cavallo viene utilizzato in medicina come strumento di cura sino dall’antichità. Già Ippocrate, 2.400 anni or sono, valutava gli effetti benefici che si traevano da una lunga cavalcata e la consigliava agli amici per combattere insonnia e ritemprare il fisico e lo spirito in situazioni che oggi definiremmo di “stress”.  L’ippoterapia (letteralmente, terapia attraverso il cavallo) è un complesso di tecniche rieducative indicate per i danni neurologici (sia per la ridotta sensibilità di diverse parti corporee, sia per la difficoltà del movimento) e psicologici.  La particolare andatura del cavallo rinforza e migliora la tonicità della muscolatura. La posizione assunta dal cavaliere in sella migliora poi anche l’allineamento capo-tronco-bacino e quindi l’equilibrio. Oltre a favorire la scioltezza e la coordinazione dei movimenti, condurre il cavallo costringe una persona disabile a migliorare i tempi di attenzione e di reazione. L’essere a contatto con un animale, per sua natura imprevedibile e che reagisce soprattutto ai segnali inconsci di chi lo sta guidando, stimola un serie di attività intellettive come concentrazione, memoria, stabilità emotiva, tranquillità e fermezza di carattere. È proprio attraverso la riscoperta e lo sviluppo di queste doti che il portatore di handicap, generalmente isolato e poco responsabilizzato, riesce a migliorare il rapporto con se stesso e con gli altri e soprattutto acquistare maggiore autonomia.

 

La Pet Therapy non è adatta a:

persone che non sono in grado di prendersi cura di altri esseri viventi, a causa delle loro condizioni psicofisiche;

quando la presenza di un animale induca la competizione all’interno di un gruppo;

quando gli utenti tendono a comportarsi in modo molto possessivo nei confronti dell’animale;

per persone con ferite aperte o con deficit del sistema immunitario;

per persone con disturbi psichiatrici che li porta ad essere violenti;

nel caso di fobie specifiche nei confronti degli animali (o anche per chi non sa nuotare nel caso di terapie con delfini);

in caso di ipocondria;

in caso di allergie.

                                                      (3 – Fine)

 

Pubblicato da: Redazione AZS

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