La cronaca ci racconta quotidianamente di bambini e adolescenti vittime di bullismo e cyberbullismo, fenomeni che non possono essere ignorati. Dopo aver affrontato il tema della robotica, l’alimentazione, le fake news e la pet therapy, i cyberbulli sono i protagonisti del quinto appuntamento di “Conosciamoci Meglio”, il ciclo d’incontri aperti al pubblico che Bayer, in collaborazione con UNAMSI, organizza in occasione dei 120 anni di presenza nella città di Milano.
Nel corso dell’incontro, intitolato “Bulli da paura: come difendere i ragazzi dai violenti”, i relatori hanno affrontato da più punti di vista questo tema delicato, amplificato con l’arrivo dei social network.
Il cyberbullismo inizia laddove un individuo si sente offeso o importunato, portando talvolta conseguenze come la perdita della fiducia in se stesso, stati di ansia e depressione. Carpire e condividere foto di altre persone senza il loro consenso, aprire pagine offensive sui social network o utilizzare le piattaforme che consentono l’anonimato per insultare, sono oggi le nuove forme di violenza perpetrate con gli strumenti digitali.
Bullismo e cyberbullismo, però, non viaggiano quasi mai separati, pur avendo caratteristiche distinte. Come ha spiegato Gianluca Bonanomi, giornalista, formatore e autore del libro “Prontuario per genitori di nativi digitali”, cambiano gli strumenti atti ad offendere ma restano simili i motivi che portano i ragazzi ad assumere questi comportamenti. Mentre prima il bullismo aveva dei confini più definiti e il bullo una connotazione negativa più chiara, ora messaggi, post e commenti hanno contribuito alla spettacolarizzazione e al tempo stesso alla normalizzazione della violenza, anche se la maggior parte degli episodi di bullismo o cyberbullismo avvengono a scuola o online. Per questo motivo, la prevenzione attraverso opportuni spazi psicoeducativi per i ragazzi e momenti formativi sia per i genitori che per il personale docente, rimane, quindi, la migliore strategia per combattere il bullismo.
A mettere in guardia genitori, adolescenti e insegnanti presenti tra il pubblico dalle “trappole” della rete, è intervenuto il Capitano Giovanni Colletti, Comandante Sezione Indagini Telematiche dell’Arma dei Carabinieri di Milano, che ha commentato le sette forme più comuni di cyberbullismo descritte da Gianluigi Bonanomi:
1. Flamming. I confilitti verbali che avvengono online.
2. Harassment. Si parla in questo caso di molestie. Delle 350 denunce ricevute nel 2017, più della metà erano per molestie.
3. Denigration. Sono le fake news, che portano alla diffamazione di un utente.
4. Cyberstalking. È la tendenza a terrorizzare le proprie vittime. Tre persone colpite dal cyberbullismo su quattro sono stalkerizzate da una persona che conoscono.
5. Impersonation. È il furto d’identità, che online si riferisce all’attività di prendere possesso dell’account di qualcuno e sostituirsi a questa persona.
6. Tricy o Outing. E’ il caso del “revenge porn”, la diffusione per vendetta di foto osè (la pratica del sexting)
7. Exclusion. Escludere la vittima da un gruppo.
A questo proposito, il Capitano Colletti ne ha approfittato per elencare i passi in avanti legislativi che sono stati compiuti contro i reati a mezzo web, grazie anche alla legge 71 del 2017, che spesso però non aiuta la vittima dal punto di vista psicologico. Dunque è importante non sottovalutare il problema ed agire tempestivamente, poiché le conseguenze del fenomeno, sia a breve che a lungo termine, possono essere gravi sia per le vittime, sia per i bulli e per gli osservatori.
Si è poi rivolto ai genitori presenti in sala, esortandoli nel sorvegliare i comportamenti dei propri figli fino alla maggiore età, sottolineando che è un dovere genitoriale: continuare a monitorarne la crescita significa anche educarli alle scelte della loro vita. Grazie a “Parental Control” sempre più evoluti, le famiglie oggi hanno la possibilità di “osservare” la vita dei propri figli sul web: non per spiarli, ma per capire come e dove correggerli e per comprendere se qualcosa non va. Questo il consiglio del Capitano Colletti.
Se è vero, infatti, che internet è uno strumento ormai indispensabile, è altrettanto vero che la rete cela molte insidie ed è quindi importante, soprattutto per i ragazzi, sapere come tutelare la propria immagine e identità digitale, affinché il web sia un luogo sicuro e positivo, fonte di opportunità e cultura, e non di rischi spesso dal risvolto drammatico. Lo ha dichiarato la Presidente di Corecom Lombardia, Marianna Sala, che ha voluto sottolineare il ruolo importante svolto dalla Regione Lombardia nella lotta al cyberbullismo. Un chiaro esempio è il nuovo Sportello “Help Web Reputation Giovani”, istituito al fine di assicurare a livello regionale una funzione di tutela della reputazione e delle identità digitali e del corretto e responsabile uso delle tecnologie e dei nuovi mezzi di comunicazione dei cittadini residenti in Lombardia, con particolare attenzione proprio ai minorenni. In quest’occasione è stato presentato anche un Osservatorio sul cyberbullismo, ancora in via di sviluppo, realizzato dal Corecom con l’Università degli Studi di Milano: tutte iniziative finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani, promuoverne un uso positivo e consapevole e unire le forze con scuole e autorità per poter fare attività di prevenzione non solo sui ragazzi ma anche sui genitori, che rappresentano il primo esempio di corretto uso dei mezzi di comunicazione.
Il ciclo di incontri “Conosciamoci meglio” sono realizzati da Bayer, con il patrocino del Comune di Milano e in collaborazione con UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione).
Il prossimo appuntamento, fissato per l’11 aprile presso il Centro Comunicazione Bayer di viale Certosa 130 a Milano.
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