Ictus. Impariamo a conoscerlo


È la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa di disabilità nell’adulto. Sono circa 185.000 in Italia le persone colpite da ictus cerebrale, di queste 150.000 sono i nuovi casi mentre 35.000 sono gli ictus che si ripetono dopo il primo episodio. Nel corso della propria vita 1 uomo su 6 ed 1 donna su 5 può andare incontro a ictus.

Ma vediamo, con l’aiuto della neurologa Valeria Caso dell’Ospedale S. Maria della Misericordia di Perugia,  di conoscere questa patologia.Valeria Caso

«La caratteristica principale dell’ictus – dice- è la sua comparsa improvvisa, solitamente senza dolore. Solo nell’emorragia cerebrale c’è spesso mal di testa. I sintomi tipici sono:

  • comparsa improvvisa di una mancanza di forza, o formicolio e mancanza di sensibilità ad un braccio e/o ad una gamba
  • possibile difficoltà nel parlare
  • possibile difficoltà nel vedere da un lato

Quando tali sintomi compaiono solo per alcuni minuti, si parla di attacchi ischemici transitori (TIA), anch’essi molto importanti, in quanto possono essere campanelli di allarme per un ictus vero e proprio.

In caso di comparsa di uno o più sintomi di questo tipo è indispensabile rivolgersi sempre e con urgenza ad un medico”.

Qual è l’età più a rischio?

«L’incidenza è proporzionale all’età della popolazione: è bassa fino a 40-45 anni, poi aumenta gradualmente per impennarsi dopo i 70 anni».

Colpisce più le donne o gli uomini?

«Gli studi su popolazione hanno evidenziato, come le donne, in periodo post-menopausale e specie dopo i 65 anni di età hanno un rischio maggiore rispetto gli uomini di ictus a fronte di un peggior outcome funzionale, una più elevata mortalità e una maggiore incidenza di demenza. In considerazione della più lunga aspettativa di vita rispetto agli uomini, le donne hanno un rischio più alto di ictus, soprattutto nel periodo post-menopausa e dopo i 65 anni. In una recente revisione la prevalenza di ictus nelle donne è del 41% rispetto al 33% negli uomini. Inoltre in relazione alla specifica costituzione ormonale, nella donna devono essere presi in considerazione fattori di rischio legati a gravidanza, puerperio ed età avanzata».

Quali sono le conseguenze dell’ictus?

«Può lasciare deficit neurologici come emiparesi, disturbi dell’eloquio, difficoltà alla vista. È causa di epilessia nell’adulto e fattore di rischio di demenza vascolare”.

Si può prevenire un ictus? Se sì, in che modo?

“E’ una patologia considerata prevenibile. Basti pensare che circa l’80% dei pazienti affetti da ictus sono ipertesi, per cui già un adeguato controllo della pressione arteriosa portando la pressione a target risulta in una netta riduzione del rischio. Pazienti affetti da Fibrillazione Atriale che sono anche portatori di ulteriori fattori di rischio vascolare beneficiano in modo drammatico della terapia anticoagulante. Condurre poi un corretto stile di vita ha un beneficio incalcolabile per la prevenzione delle malattie vascolari e avere una vita serena protegge il cervello anche da malattie come l’Alzheimer».

Perché ritenete fondamentale la tempestività nella cura del paziente?

«La precoce ricanalizzazione di un vaso cerebrale occluso deve avvenire in tempo più veloci possibili, in quanto il “tempo è cervello” e ogni ora dall’insorgenza dell’ictus si ha la perdita di circa 120.000.000 neuroni che corrisponde ad un invecchiamento cerebrale di 3.6 anni. Il recupero della funzione neuronale riduce la disabilità residua».

È sempre meglio in caso di ictus il ricovero in una Stroke Unit?

«La Stroke Unit è un’unità ospedaliera caratterizzata da uno staff dedicato e da un approccio multidisciplinare al trattamento ed il care dei pazienti affetti da stroke. La Stroke Unit con la presa in carico del paziente con ictus ha dimostrato di ridurre del 18% la mortalità, del 29% l’esito combinato mortalità/dipendenza e del 25% il dato combinato mortalità/necessità di istituzionalizzazione verso il ricovero in un reparto non dedicato. Tutto questo associato ad una lieve riduzione della degenza media. Questi dati sono validi per tutti i pazienti, senza distinzioni di sesso, di età, di gravità o di natura etiopatogenetica (ischemica od emorragica) dell’ictus».

 

 

Pubblicato da: Redazione AZS

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