È mancato Luigi Bazzoli. Fondò Corriere Salute nel 1989. Il cordoglio della direzione e della redazione di AZ Salute.



di Luigi Ripamonti

Il 31 gennaio è mancato Luigi Bazzoli. Fondò Corriere Salute e lo diresse dal 1989 fino al 2000, quando seguì come portavoce Umberto Veronesi, diventato Ministro della Salute, con il quale ebbe e mantenne un rapporto molto stretto sia prima che dopo la sua stagione come ministro. Nato a Bolzano nel 1938, aveva iniziato la carriera di giornalista all’inizio degli anni Settanta. Fu a lungo inviato speciale alla Domenica del Corriere, per passare poi al quotidiano L’Occhio. Tra i suoi scoop le interviste a Graziano Mesina, il bandito, latitante sui monti della Barbagia, al cardinale Marcel Lefebvre, «l’antipapa», a Gustavo Rol, il mago di Torino, e diversi reportage con lo scalatore-esploratore Cesare Maestri.

Corriere Salute

Dal 1981 cominciò la sua avventura come direttore di periodici, fra i quali ViviMilano. Nel 1987 fu nominato alla guida di Corriere Medico, quotidiano riservato ai medici italiani. Fu durante gli anni a Corriere Medico che maturò l’idea di creare un settimanale di medicina rivolto al pubblico generale. Nacque quindi su suo impulso Corriere Salute, che fu fra i primi (se non il primo) settimanali al mondo sul tema allegato a un quotidiano.

I libri

Giornalista e uomo eclettico, ha scritto, fra l’altro, una biografia di Paolo VI (Papa Paolo VI Tormento e grandezza, 1978), una di Enrico Mattei (Il miracolo Mattei, 1984) e un libro sul sistema elettorale Usa e sui poteri del presidente, infine, con Umberto Veronesi Il diritto di morire (2006) e Il diritto di non soffrire(2017).

Il rispetto e l’affetto dei colleghi

Non si contano i giornalisti che ha formato, e che lo ricordano come direttore esigentissimo, e di (finta) severità leggendaria (dietro la sua scrivania campeggiava una sua caricatura con la frusta in mano e la dicitura: «Bazzolion»), ma di ancor più grandi coraggio, umanità, onestà intellettuale e simpatia. Le giornate in redazione con lui erano sempre all’insegna del «timore e tremore», ma soprattutto dell’affetto e della gratitudine, anche per la sua inesausta volontà di insegnarci il mestiere e di farci scoprire che i nostri limiti, come giornalisti, non erano quelli che pensavamo di avere.

Pubblicato da: Redazione AZS

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