Gatte… “in amore”.
Che fare?


Quando è necessaria
la sterilizzazione

di Germana Romeo

Quella felina è una specie poliestrale stagionale a fotoperiodo positivo con ovulazione indotta, ciò vuol dire che la sua attività sessuale è stimolata dall’aumentare delle ore di luce giornaliere, che va più volte in calore durante il periodo riproduttivo (soprattutto da marzo a settembre) e che la stimolazione meccanica dei recettori sensoriali presenti a livello della vagina e della cervice durante il coito attivano l’ovulazione.

In condizioni naturali, la maturità sessuale è raggiunta intorno ai 6-9 mesi di età, con un’oscillazione che varia dai 5 ai 12. Le manifestazioni tipiche della fase proestrale-estrale sono l’atteggiamento affettuoso e gli sfregamenti da parte dell’animale, i vocalizzi e la diminuita ostilità nei confronti dei maschi; tali manifestazioni tendono ad aumentare nella fase estrale in cui l’animale assume atteggiamenti di lordosi, spostamento laterale della coda e di disponibilità all’accoppiamento. Tali riflessi possono essere stimolati semplicemente passando una mano sul perineo o sulla regione caudale del dorso in prossimità della coda e sono dovuti ad una maggiore produzione di estrogeni da parte dell’organismo.

La durata della fase estrale è, in media, di circa una settimana, nell’arco delle 24 ore possono avvenire fino a 20 accoppiamenti e gli ovuli possono essere individualmente fecondati da più maschi, se però lo stimolo coitale non è stato sufficiente l’ovulazione non verrà indotta e la gatta ritornerà in “calore” ogni 2-3 settimane per tutto il periodo riproduttivo o fin quando non inizierà una gravidanza.

L’intervento di sterilizzazione della gatta è una chirurgia eseguita di routine ormai in tutte le cliniche veterinarie. Pur essendo effettuata in anestesia generale, non comporta particolari rischi e nemmeno una convalescenza post-operatoria lunga o impegnativa. Questo tipo di procedura chirurgica blocca l’attività ciclica dell’apparato riproduttivo della gatta, rendendola incapace di riprodursi, in quanto consiste nell’asportazione totale di utero ed ovaie (ovarioisterectomia) o solo delle ovaie (ovariectomia). L’intervento di sterilizzazione della gatta è una scelta, irreversibile e per questo molto combattuta per il proprietario, che comporta svariati vantaggi, sia appartenenti alla sfera comportamentale sia di ordine prettamente medico. Innanzitutto e senza alcun dubbio, il primo a migliorare è il rapporto gatto–proprietario, in modo più specifico la convivenza tra i due: una gatta sterilizzata diminuisce drasticamente la frequenza delle marcature (spruzzi di urina), fino a volte a perdere totalmente tale abitudine. Inoltre, viene meno la voglia di girovagare alla ricerca incontrollata del suo “amato”, riducendo enormemente tutti i rischi correlati a questa pratica, quali incidenti stradali, aggressioni da parte di altri gatti o altri animali in genere.

Dal punto di vista sanitario, se con la sterilizzazione si limita la tendenza all’accoppiamento, diminuisce anche ampiamente il rischio di contagio di malattie infettive altamente patologiche per il gatto, quali la FeLV (virus della leucemia felina) e la FIV (virus dell’immunodeficienza felina) che hanno come principale via di trasmissione proprio quella sessuale. Per di più, l’intervento di ovario-isterectomia elimina la possibilità dell’insorgenza di patologie a carico di utero (mucometra, emometra e piometra) ed ovaie (cisti e neoplasie), oltre a ridurre notevolmente il rischio di neoplasie a carico dell’apparato mammario, raramente di natura benigna.

In conclusione, si può affermare che è consigliabile sottoporre a sterilizzazione le gatte il cui destino riproduttivo sia già stato deciso dal proprietario, in modo da garantire loro un’esistenza più lunga e con meno rischi.

Pubblicato da: Redazione grafica AZ Salute online

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