17 Dicembre 2018
di Redazione AZS
Pensare alla salute del quando si è già adulti può essere troppo tardi. Perché i giochi si fanno prima della nascita, o quantomeno da bambini e adolescenti: essere sedentari prima dei 18 anni si associa a un maggior rischio di malattie cardiovascolari da adulti ma anche nascere da mamme che non hanno prestato attenzione a dieta, movimento e salute durante la gravidanza può compromettere il benessere cardiaco futuro. Così i cardiologi puntano alla prevenzione iper-primaria, dal concepimento ai 18 anni, e in occasione del 79° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), a Roma dal 14 al 17 dicembre, sottolineano che l’esercizio fisico è il metodo migliore per proteggere il cuore fin da bambini, aderendo alle raccomandazioni delle recenti linee guida statunitensi sull’attività fisica secondo cui la “dose” di movimento è di almeno 3 ore al giorno fra 3 e 5 anni e di almeno 60 minuti quotidiani dai 6 ai 17 anni. Purtroppo, stando alle stime appena il 3% dei bambini e ragazzini raggiunge l’obiettivo, con possibili ripercussioni negative nel lungo termine.
“L’attività fisica – spiega Giuseppe Mercuro, Presidente SIC professore ordinario di cardiologia all’Univ. di Cagliari – ha un ruolo importante e in molti casi addirittura superiore alla terapia farmacologica nella prevenzione e trattamento delle malattie cardiovascolari, che in larga parte sono provocate proprio dalla sedentarietà: il 9% delle morti premature è attribuibile all’inattività fisica, un “peso” simile a quello del fumo. L’esercizio fisico ha un effetto fortemente benefico sul cuore e sulla salute in generale, praticato in modo regolare riduce fino al 30% la mortalità; tuttavia l’Italia è un Paese di pigri e anche i giovanissimi non si discostano dalla media, anzi. Gli studi scientifici indicano che solo il 30% dei bambini e adolescenti raggiunge nell’arco della settimana una media di 60 minuti di attività fisica giornaliera, grazie ai giorni in cui si pratica sport per più di un’ora consecutiva; tuttavia, se si va a vedere quanti fanno almeno 60 minuti di esercizio moderato ogni giorno, la percentuale crolla al 3% con i maschi un po’ più attivi (5,5%) e le femmine molto sedentarie, visto che solo l’1,2% si muove quotidianamente a sufficienza. I bambini con meno di 6 anni – continua Mercuro – sono in una fase di rapido sviluppo e 3 ore di movimento al giorno, di qualsiasi intensità, possono migliorare la crescita e contribuire all’apprendimento di importanti capacità motorie. Il periodo fra 6 e 17 anni è altrettanto critico per sviluppare le capacità motorie ma soprattutto imparare stili di vita sani, da mantenere nell’arco di tutta la vita successiva: per questo è importante che bambini e adolescenti si impegnino in attività intense e che rinforzino muscoli e ossa almeno 3 giorni alla settimana, meglio se un’ora tutti i giorni. Fattori di rischio come l’obesità, l’iperinsulinemia, l’ipertensione, l’aumento dei grassi nel sangue possono instaurarsi anche nell’infanzia e nell’adolescenza, minando la salute cardiovascolare futura: un regolare esercizio è fondamentale per la prevenzione”.
I cardiologi sottolineano però che la salute di cuore e vasi si decide anche prima di venire al mondo e per questo è giunto il momento di parlare di prevenzione iper-primaria o primordiale, rivolta alle future mamme.
“In gravidanza è essenziale mantenere uno stile di vita sano, fatto di dieta adeguata, esercizio fisico, astensione da fumo e alcol: le cattive abitudini materne possono portare a modifiche nell’espressione dei geni del figlio che si associano a un aumentato rischio cardiovascolare successivo – continua Ciro Indolfi, Presidente Eletto SIC, professore ordinario di Cardiologia all’Univ. Magna Graecia di Catanzaro –. Non è mai troppo presto per pensare alla salute del cuore dei propri figli e un modo per farlo è senz’altro scongiurare una nascita prematura: i bimbi nati prima della 37° settimana e con un basso peso alla nascita hanno un maggior rischio di sviluppare successivamente patologie di vario genere, fra cui le malattie cardiovascolari. Vanno perciò evitate le condizioni materne che favoriscono la prematurità o il basso peso, come una dieta materna insufficiente o un basso peso della mamma, le disfunzioni della placenta, il fumo, la dipendenza da sostanze o farmaci: già oggi gli adolescenti nati prematuri o di basso peso sono il 5-10% della popolazione e la percentuale è destinata a salire grazie agli avanzamenti clinici e tecnologici che consentono di far sopravvivere neonati sempre più piccoli. L’impatto di tutto ciò sulla prevalenza delle malattie cardiovascolari sarà visibile appieno in futuro, ma consapevoli dei rischi dobbiamo fin d’ora considerare la prematurità come un fattore di rischio cardiovascolare, proteggere mamma e feto e occuparci di più dei nati pretermine, annotando i dati di nascita nelle schede cliniche e seguendo i prematuri con controlli cardiologici specifici anche in adolescenza e quando saranno giovani adulti”.