Alle pagine 24-25 del nostro magazine, (clicca sull’immagine a fianco per leggerlo) riportiamo una ricerca sulla corruzione nella Sanità in Italia, convinti che rubare significa togliere possibilità economiche a un comparto dedicato a gente che soffre, spesso affetta da malattie gravi, invalidanti. Più soldi mancano, più la Sanità si indebolisce. Ed è aberrante, da canaglie, che alcuni pretendono soldi per agevolare disuguaglianze di trattamento.
Senza pena di smentita, il dio denaro apre molte porte, anche quelle che dovrebbero rimanere rigorosamente chiuse, mettendo in cattiva luce tutta la Sanità. Si tende a generalizzare, quando in Italia, c’è chi fa il proprio dovere, con dedizione, avendo a cuore la sorte dei malati.
Che si possa speculare sul dolore, sulla sofferenza, sulla fragilità, è difficile da accettare. Gli aspetti penali? Poco temibili, data la scarsa rilevanza delle pene previste, la lunghezza dei processi e, per chi delinque, la convinzione di non essere mai scoperto.
Negli ultimi anni, si è vista una maggiore presenza delle forze dell’ordine e della magistratura. Purtroppo, l’ambito della sanità è talmente vasto e vario che è difficile controllare tutto, a meno di una denuncia, ma il malato che unge una mano, non lo dirà mai. Anzi, si arriva al paradosso, che sarà grato per l’aiuto che gli si dà. E qui una nota di amarezza va considerata. Più di dieci anni fa, quando ancora esisteva il giornalismo d’inchiesta (oggi ci si limita a riportare l’operato di polizia, carabinieri, guardia di finanza e magistratura, a cose fatte), sul Giornale di Sicilia denunciammo un grave episodio di interesse privato nella sanità pubblica. Ci aspettavamo che qualcuno indagasse. Nulla. Il reato – da non crederci – viene scoperto dopo anni e anni. Stesso luogo, stesso crimine, stesse persone. Bastava leggere il giornale per intervenire, indagare, e stroncare, oltre un decennio prima, strani rapporti. Amarezza, come dicevamo.
Nel rapporto di Censis e altri, riportato nelle pagine seguenti, la parte più sostanziale nella corruzione viene indica nell’eccessiva ingerenza della politica nelle nomine dei vertici della Pubblica Amministrazione (ma non c’era bisogno di una ricerca durata tre anni per saperlo),
seguita dall’elevato livello di burocrazia (e anche questo è noto) nel quale emergono ampi spazi di discrezionalità. E viene additata anche la scarsa attenzione nell’utilizzo del denaro pubblico.
Purtroppo, non sembra ancora far parte della prassi comune delle strutture sanitarie la rotazione di dirigenti e dipendenti che operano in posizioni di particolare rischio di corruzione. Prassi prevista solo in circa la metà delle 250 strutture coinvolte nell’indagine, dalla quale risulta che gli episodi di corruzione sono più presenti nelle Aziende sanitarie, rispetto agli ospedali.
Per eliminare la corruzione, oltre alla volontà politica che spesso manca, inviamo i cittadini alla denuncia alle forze dell’ordine, ai giornali. Noi ci speriamo.