Nonostante i progressi della medicina degli ultimi anni, in particolare nel campo dell’assistenza d’urgenza e della rianimazione, ancora resta per la meningite uno scoglio che appare difficile in certi casi da superare. Alcuni ceppi di meningococco agiscono fulmineamente, nel giro di 24 ore con la possibilità che l’infezione batterica diventi mortale, quando ancora, magari, l’antibiotico non ha avuto modo di espletare il suo effetto. Poi, c’è un altro scoglio, quello della difficoltà di diagnosticare subito la malattia, considerato che nelle prime ore i sintomi sono simili a quelli dell’influenza e solo dopo ore – a volte 10 – le manifestazioni possono suscitare il dubbio che non di tratti di sindrome influenzale, ma di infezione batterica.
“In effetti i sintomi della meningite si presentano, all’inizio, come una banale influenza. Solo col passare delle ore insorgono segni più tipici come irrigidimento della nuca, febbre alta, forte mal di testa, vomito ripetuto, nausea, alterazioni del livello di coscienza, convulsioni. L’identificazione dell’agente causale si effettua su un campione di sangue o di liquido cerebrospinale e, più recentemente, con metodiche più rapide e affidabili come la PCR”, spiega Milena Lo Giudice, pediatra, componente del Comitato tecnico-scientifico nazionale della Federazione italiana medici pediatri.
Il trattamento?
“Quello della meningite batterica è basato sull’antibioticoterapia. Qui, è importante l’identificazione del microrganismo che ha scatenato la malattia per orientare al meglio la terapia”.
Quali batteri possono causare la meningite?
“Il pneumococco, il meningococco e, in misura minore, l’Haemophilus influenzae B. I batteri che però si incontrano di più nella patologia, fino al 90% dei casi, sono meningococco. I sierogruppi meningococco sono diversi, ma solo 5 sono quelli che causano meningite e altre malattie gravi: A,B,C,W135 e Y. Il vaccino quadrivalente li contiene tutti tranne il B, quest’ultimo è causa di buona parte dei casi meningite tra i bambini piccoli. Dopo decenni di ricerca, si è riusciti a produrre anche questo vaccino, un traguardo tutto italiano al quale ha dato l’impronta Rino Rappuoli. Questo vaccino permetterà di salvare molte vite nel mondo. Si può dire che il cerchio meningite, per quanto riguarda il meningococco, si sia chiuso”.
La vaccinazione è l’unico fattore di prevenzione?
“Proprio così. I vaccini oggi disponibili sono molto efficaci e sicuri. Offrono un buon livello di immunità e riescono a contrastare bene il rischio di infezione. Secondo il Piano nazionale delle vaccinazioni, l’anti-meningococco B è fortemente consigliato nel primo anno di vita. Lo sa che ogni 8 minuti una persona al mondo muore di meningite? E che ogni anno, con la vaccinazione, si possono evitare intorno a 3 milioni di morti?”
Chi ha avuto contatti con il malato?
“La valutazione va fatta caso per caso. Vengono tenuti in considerazione, per una profilassi con antibiotici, i contatti stretti, come conviventi, compagni di classe, colleghi di lavoro. Inoltre, chi ha dormito o mangiato nella casa del malato, le persone che nei sette giorni precedenti all’esordio hanno avuto contatti come baci, abbracci, i sanitari che sono direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente. La sorveglianza è importante per identificare, precocemente, l’insorgenza dei primi sintomi”.
La vaccinazione è duratura?
“Allo stato attuale delle conoscenze, sembra opportuno procedere a dei richiami periodici”.
C’è un 10 percento della popolazione che è portatrice di meningococco e magari non lo sa.
“È così. Il batterio alberga nelle alte vie respiratorie, naso e faringe, senza dare alcun fastidio. La sua presenza è correlata a un aumento di rischio di meningite. La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del microrganismo. Non si sa ancora il perché alcune persone passano dalla condizione di portatore sano a quella di malato. Comunque, il consiglio che va dato alle mamme e ai papà è quello di vaccinare i propri figli. Un grande atto d’amore”.