Nel nostro Paese, il numero di adolescenti in condizioni di disagio psicologico, che potenzialmente può sfociare in disturbo vero e proprio, rappresentano il 7-8% della popolazione giovanile.
Questo è un dato che è emerso durante la Settimana della Salute in Sicilia, evento organizzato dalla Società Italiana di Storia della Medicina, dedicato alla salute dei siciliani. Più di 60 esperti che dal 3 all’8 aprile, tra Palermo e Catania, stanno promuovendo iniziative di informazione, formazione ed educazione alla Salute.
I primi anni di vita sono cruciali per la promozione della salute mentale e la prevenzione dei disturbi mentali, poiché fini al 50% delle patologie psichiatriche nell’adulto iniziano prima dei 14 anni d’età e in particolare un terzo delle persone che soffrono di depressione clinica da adulti (uno dei problemi più comuni nell’Unione Europea) ha avuto un esordio prima dei 21 anni.
Il contesto sociale d’oggi non è più quello di venti o trent’anni fa. Eppure molti genitori pare non se ne siano accorti. E cercano di imporre ai figli le stesse regole che hanno ricevuto dai loro genitori. Ed ecco che, sempre più spesso si arriva a quello che viene definito “conflitto generazionale”.
Così, nel Piano Regionale di Prevenzione dell’assessorato della Salute, si ricorre a percorsi per l’individuazione di stati di disagio giovanile e alla presa in carico dei soggetti in età preadolescenziale, adolescenziale e giovanile a rischio di disagio mentale, un percorso che vede impegnati Asp, servizi di Salute Mentale e scuola.
«Allorché esistono problemi in famiglia, la scuola deve dare ai ragazzi una nuova opportunità relazionale, affettiva», sostiene il professore Maurizio Gentile, psicologo, Ufficio Scolastico Regionale Sicilia. «Nelle classi si vivono tanti episodi di sofferenza, di dolore. Va introdotta con forza – aggiunge Gentile – l’educazione emotiva, affettiva all’interno dell’aula scolastica».
Per Michele Inguglia, psichiatra, dipartimento Salute Mentale della Asp di Palermo: «Gli insegnanti seguitano a vivere uno stato doloroso perché devono assumersi compiti non facili e continuativi. A volte l’aggressività di un ragazzo può essere una manifestazione di sofferenza».
«L’adolescenza è un momento eccezionale della vita per l’organizzazione mentale dove deve venir fuori una nuova identità: da fanciullo a ragazzo. Una nuova opportunità. A volte si incontrano degli adolescenti silenti che si adattano al genitore, mentre dovrebbero pensare alla loro originalità», osserva la professoressa Rosita Lo Baido, psichiatra, psicoanalista università di Palermo. «Le scuole –continua – ricevono richieste, più o meno velate, di dialogo. I giovanissimi hanno bisogno di aprirsi. Da qui, l’indispensabilità della preparazione del docente nel gruppo classe».