Sicilia, sprechi in Sanità e peccato di non vigilanza


La gente se lo chiede e anche noi ce lo chiediamo. Le organizzazioni sindacali Anaao, Anpo, Cimo, Snr, Ugl Medici, Uil Medici, presentano un dossier sugli sprechi all’azienda ospedaliera Civico-Di Cristina di Palermo, avvenuti, in particolare, sotto la direzione del direttore generale, Giovanni Migliore, oggi chiamato dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, a dirigere il Policlinico di Bari.

Ciò che la gente non ha capito (in redazione sono arrivate alcune telefonate di lettori sull’argomento), e che noi continuiamo a non capire, è il perché di tanta meraviglia e di tanta indignazione. Vediamo di arrivarci.

Per prima cosa, ci chiediamo perché il dossier, presentato in conferenza stampa, sia stato offerto all’opinione pubblica solo dopo pochi giorni che Migliore è volato in Puglia. Perché non prima? La Forse non era pronto, dopo mesi di lavoro, ed è stato ultimato nel poco lasso di tempo trascorso dalla partenza di Migliore da Palermo. Forse.

Altro punto riguarda il fenomeno delle costosissime macchine finite negli scantinati, come una Spect-Tc, una gamma camera tecnologicamente avanzata, una risonanza magnetica mai resa operativa all’ospedale Di Cristina, un sofisticato strumento per la radioterapia intraoperatoria (strumento di grande interesse) acquistato con fondi europei per 700.000 euro e non messo in opera, oltre a soldi bruciati in un finanziamento sprecato di corsi di formazione mai applicati.

E c’è anche il caso della spesa di 56 milioni per uno scheletro di quello che doveva essere il Centro di eccellenza materno infantile e di un milione e 300 mila euro per la creazione della Cardiochirurgia pediatrica, non attivata. Ma si dice che la speranza è l’ultima a morire.

Ripetiamo: perché tanta meraviglia? Non è la prima volta che cose del genere accadono in ospedali siciliani. Speriamo che qualcuno abbia buona memoria.

La meraviglia, semmai, dovrebbe riguardare il mancato controllo sui tanti soldi buttati via. Si ha il dovere di controllare l’utilizzo che del denaro dei cittadini si fa. Ci piacerebbe sapere il perché dei non interventi. E possiamo ricordare male, anzi ci auguriamo di ricordare male, ma ci pare che nessuno abbia mai pagato per questi sprechi, se non tutta la popolazione siciliana. Se si fosse tenuto un atteggiamento più duro, meno elastico, più rivolto all’esperienza del passato, adoperato il pugno di ferro per chi sbaglia, forse alcune cose non sarebbero accadute. Ma questa è una terra dove cambia poco.

In un comparto come la Sanità dove girano molti soldi occorre aspettarsi che qualcosa possa non andare per il verso giusto, anzi… corretto. Allora ci domandiamo a chi interessa questo andazzo? Non ai malati che in Sicilia, tranne che in poche strutture, non godono certo della migliore assistenza, con prestazioni spesso insufficienti e inadeguate. Per non parlare della fatiscenza  di alcuni nosocomi, dove vige la barbarie di mettere 5-6 malati nella stessa stanza. Dove ogni briciolo di privacy viene calpestato e dove il degente perde anche la sua dignità.

Un fatto inoppugnabile è che, di fatto, in una Sicilia sempre martoriata, non si riesce, da sempre, a dare ai siciliani la Sanità che un popolo merita. E gli sprechi, in questo non edificante panorama, rivestono un ruolo non certo marginale.

Pubblicato da: Redazione AZS

Condividi questo servizio